Ospite a Cà’ degli Uberti di alcuni club Rotary e del Lions Club Mantova Host, il direttore de Il Giornale è un fiume in piena. Davanti a un centinaio di convitati esordisce con la notizia del giorno: le fake news, arma di distrazione di massa “così non si parla più di pensioni, di economia e lavoro, di migranti, di furti e legittima difesa, di Bari dove in una parrocchia ad alta penetrazione islamica la messa di Natale non si celebra, perché non ci sono le condizioni”. Eppure, da Santa Lucia che porta i regali alla cicogna che porta i bambini, siamo cresciuti a fake news: compresi i libri di storia scritti dai vincitori. Dovremmo essere vaccinati, purtroppo le bufale sono veicolate da mezzi tecnologici rapidissimi e di fatto incontrollabili. “Facebook, Twitter, Instagram e compagnia bella sono la nuova dittatura: potenzialmente peggio del nazismo o del comunismo” anche se non hanno quei milioni di morti sulla coscienza. “Facebook è di fatto il primo continente del pianeta, più popolato della Cina e più pericoloso perché governato da un sovrano assoluto, non eletto. La creatura di Zuckerberg è un drago strisciante: apparentemente docile e mansueto, ci illudiamo di averlo sotto controllo ma potrebbe decidere di scatenarsi all’improvviso, con conseguenze inimmaginabili. Ci hanno fatto credere che l’informazione online può essere gratuita, ma non è vero. Se è gratis e senza filtri, è balorda o nasconde insidie: una buona ragione per tornare a comprare i giornali”. Sorride, poi riprende serio: “Attenzione però: una legge che volesse regolare le fake news sarebbe ancora peggio, perché andrebbe a conculcare la libertà di pensiero”.
Quanto alla politica, Sallusti segnala che nei discorsi Berlusconi e Renzi non si nominano mai, a vicenda, segno che la strategia è la stessa. Il piano A di entrambi è fare il colpo grosso alle elezioni ma, in caso contrario, ecco il piano B: a marzo nessuno vince davvero, quindi si torna a votare oppure ci si mette insieme. “Non chiamatelo inciucio: la rinuncia di entrambi alle alleanze provocherebbe uno stravolgimento epocale del quadro politico, in un paese che può essere governato davvero solo da un dittatore o da una nuova DC. Hanno infatti fallito i comunisti (D’Alema), gli ex democristiani (Prodi), i liberali (Berlusconi), i tecnici (Monti), i socialisti (Letta), i post comunisti (Renzi)… abortita la seconda repubblica, la terza a guida Renzusconi è un’opzione possibile”. Sallusti non lo auspica, ma lo giudica di fatto il male minore. “Se vince il centrodestra, come pare, lo scenario è scontato: alla faccia della democrazia ricominciano i girotondi, le toghe rosse, il “resistere resistere resistere”… Oltretutto Berlusconi ritiene, a torto o a ragione, di essersi speso per l’Italia e di meritare un’uscita di scena con fanfara e onore delle armi. E questo passo d’addio con ascensione al Walhalla, secondo voi, chi glielo può garantire? Renzi o una Meloni?”. Fantapolitica, però…
Casta: il problema non è tanto il costo, ma l’inefficienza. “Se il centravanti guadagna molto ma segna tre gol a partita, tutto ok; se costa tanto ma non segna mai, la gente si rivolta. Diminuire però i costi della politica ed elevarne il tasso di onestà è auspicabile, ma non basta: se mio figlio sta male vado da un medico bravo, non mi interessa se ruba (risponderà a un giudice o alla sua coscienza)”. Il problema dei grillini è che saranno anche onesti, ma non sono bravi e “se sono obbligato a scegliere tra un ladro un incapace, preferisco il primo perché fa meno danni”. Una provocazione bella e buona, alla Sallusti.
Pessimo il giudizio su Napolitano: “Ha brigato nel 2011 per far cadere l’ultimo governo democraticamente eletto, concertando il golpe con De Benedetti, Passera e Monti ricevuti appositamente – ci sono le prove – al Quirinale. Tra l’altro giocando di sponda con Stati esteri, il che è ancora peggio”.
Torna su Renzi: “Ho creduto in lui, ho perfino titolato Forza Renzi e ho fatto male: aveva in mano il biglietto della lotteria e l’ha buttato a mare. Sembra un buon ragazzo, un piacione ma è invece arrogante, vendicativo, privo di freni inibitori: se stavolta non lo salva Silvio (vedi sopra), è politicamente finito”. Berlusconi diffida di Renzi e viceversa, ma i due sono pragmatici. “Nel 2014, quando turlupinò il Cavaliere sul patto del Nazareno, Renzi aveva il 40% contro un Berlusconi azzoppato e costretto ai servizi sociali. Oggi i rapporti di forza sono diversi e l’accordo è più praticabile, anche perché taglierebbe fuori Grillo. I due fanno premier un Tajani o un Gentiloni, in un anno azzeccano due/tre successi di fila e la balena bianca, la vecchia DC, torna a soffiare”. Sallusti non ha alcuna prova, solo indizi e fiuto politico in questo scenario liquido, in quotidiana evoluzione.
E se invece vincono i 5 Stelle? “Spero ardentemente di no, ma la democrazia va rispettata: se abbiamo sopportato Monti, sopporteremo anche Grillo”.