Perchè le chiese contemporanee sono brutte e i musei sono diventati le nuove cattedrali? Cerca di rispondere nel suo libro Angelo Crespi, giornalista e scrittore che ha scritto/scrive per il Foglio, il Giornale e il Corriere della Sera. Prima ancora ha diretto il settimanale di cultura il Domenicale. Già docente di Storia del giornalismo alla Cattolica di Milano, dal 2013 insegna Elementi giuridici ed economici dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Como. Attualmente è nel cda del Piccolo Teatro di Milano dopo essere stato per tre anni consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, direttore della Permanente di Milano, consigliere d’amministrazione della Triennale, consigliere d’amministrazione della Sea e – soprattutto – presidente del Centro Internazionale di Palazzo Te a Mantova. Ha pubblicato diversi saggi e libri tra cui “Ars attack. Il bluff del contemporaneo” e “Il cinema degli Architetti”. Ha il vezzo della drammaturgia, in virtù della quale ha scritto la pièce teatrale “Nerone. Duemila anni di calunnie”, la commedia “La grande guerra di Mario” e “Dannunzio Segreto” che ha debuttato al Quirino di Roma. Dialoga con l’autore il prorettore del Politecnico di Milano/Polo Territoriale di Mantova, Federico Bucci. Serata su invito, Ristorante ai Garibaldini ore 20.
COSTRUITO DA DIO (Johan & Levi Editore)
“Le chiese contemporanee assomigliano spesso a capannoni industriali, piscine, bar, autorimesse. Non hanno quasi mai la facciata, e i campanili sono un labile ricordo. All’interno sono spaesanti e asettiche come sale d’attesa e al posto della cupola c’è il soffitto che fa pensare non a Dio ma all’inquilino del piano di sopra. I rosoni sono sostituiti dai lucernai e le immagini sacre da anodine opere d’arte astratta che rimandano a una vaga spiritualità senza trascendenza; in omaggio al minimal, gli altari sembrano usciti da un catalogo Ikea“. In modo divertente e divertito, Angelo Crespi passa in rassegna le brutte chiese mettendole in relazione con la disciplina della Conferenza episcopale italiana che offre agli architetti un comico manualetto frutto non della fede, ma di una sorta di moralismo pauperistico postconciliare; dall’altro lato, si scaglia contro i progetti dei musei decostruzionisti, enormi astronavi aliene in vetro, ferro e cemento, che determinano sempre più spesso il paesaggio delle città, divertimentifici e fabbriche di senso e di consenso.